Spiralis Mirabilis - La rivista italiana dedicata al Taiji Quan, al Qi Gong e alle arti marziali cinesi
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La Signora di Dai, Xin Zhui di Mawangdui

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Pagina pubblicata in data 3 ottobre 2023
Aggiornata il 4 ottobre 2023

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Siamo nei dintorni del capoluogo dello 湖南 húnán, nella città di 長沙 zhǎngshā. Da immemore tempo in questi luoghi circolano leggende riguardo la tomba di un re, situata sotto due tumuli a forma di sella di cavallo e chiamati 馬王堆 mǎwángduī (in italiano "tumulo del re Ma" o "tumulo del re Cavallo").

Quanto c’è di vero nel nome di questo luogo?

Per scoprirlo dobbiamo tornare indietro di poco più di mezzo secolo. A un freddo giorno del dicembre del 1971. Un gruppo di operai stava effettuando uno scavo nei pressi di una piccola collina per la realizzazione di un rifugio antiaereo destinato al nuovo ospedale militare che di lì a poco dovrà essere costruito.

Nell’effettuare lo scavo gli operai arrivarono a uno strato di terra battuta. Strato dal quale poterono osservare accendersi uno o più fuochi fatui (a riguardo le testimonianze sono un po’ "confuse").

In altre parole, da quello strato di argilla si disperdeva del gas di palude, cioè del gas metano. Che come sappiano, se è incendiato, sprigiona una fiamma di colore blu.

In natura, generalmente, il gas metano si forma in presenza di materiale organico che si decompone in assenza di aria.

Furono chiamati degli esperti dal vicino museo provinciale dello Hunan (湖南省博物館 húnán shěng bówùguǎn) per verificare la situazione. Questi si resero subito conto che gli operai, involontariamente, avevano scoperto un’antica tomba. Una tomba che poteva risalire alla dinastia ( cháo) hàn (206 a.C. - 220 d.C.).

La tomba torna alla luce

Il 16 gennaio del 1972 iniziarono ufficialmente i lavori per portare alla luce l’antica tomba. I bulldozer dovettero spianare una parte della piccola collina a forma di "sella" ai piedi della quale gli operai avevano effettuato gli scavi e fatto la scoperta.

L’operazione portò alla luce la sommità di una sepoltura a fossa verticale, riempita di terra battuta. Terra che dovette essere tolta a mano. Lo scavo fu condotto con zappe, vanghe e pale. La terra di risulta era trasportata all’esterno della tomba con ceste di bambù, attraverso impalcature che divenivano sempre più alte man mano che la tomba veniva scavata. Anni dopo, 侯良 hóu liáng, il direttore degli scavi, ha ricordato di essere sceso nella fossa della tomba e di aver pronunciato queste parole: "se non lavoriamo bene, probabilmente, rimaniamo sepolti tutti qui dentro".
Indicazione della difficoltà con la quale le operazioni di scavo furono condotte.

Con l’arrivo della primavera, le abbondanti piogge e il fango, resero talmente pericolosi gli scavi che i lavori dovettero essere sospesi.
Il lavoro, infatti, si faceva sempre più difficile man mano che la fossa diventava più profonda. In oltre lo scavo procedeva lentamente a causa del fatto che gli addetti che lavoravano nel sito archeologico erano solo poche decine.

侯良 hóu liáng, per accelerare le operazioni di scavo decise di rivolgersi alle scuole dei dintorni. L’aiuto che giunse dagli studenti e dalle studentesse permise di accelerare notevolmente le operazioni di scavo.

Dopo aver tolto il fango dalla fossa, gli operai trovarono uno spesso strato di argilla bianca. Questa argilla, molto appiccicosa, veniva spesso usata nel sud della Cina per sigillare le tombe per tenere fuori l’acqua. Era difficile da spalare e rimuovere.

Sotto questo strato di argilla c’era uno strato di carbone nero, durante la dinastia hàn era usato per impermeabilizzare le tombe (questo strato di carbone pesava circa 5000 kg e ci vollero ben quattro grandi camion per asportarlo).

Sotto lo strato di carbone c’era uno strato di stuoie di bambù. Su un angolo di ciascuna delle ventisei stuoie era stato scritto il carattere cinese jiā, che significa "casa" o "famiglia". Di chi era questa casa? Cosa poteva esserci dentro?

Dopo mesi di lavoro finalmente gli archeologi erano arrivati alla tomba vera e propria. Sotto le stuoie c’era, infatti, un tavolato in legno perfettamente conservato. Lì, sotto a quel tavolato, c’era quasi sicuramente la camera funeraria. Il tavolato era di fatto la copertura in legno della camera, costituita da settanta enormi assi di legno di cipresso, alcune delle quali pesavano più di una tonnellata.

Una volta rimossa la copertura in legno, gli archeologi rimasero a bocca aperta. Davanti a loro si era dischiuso un vero e proprio scrigno di tesori.

Un tesoro perduto

La camera funeraria era lunga circa 6,7 metri e larga 4,9 metri. Lo spazio della camera funeraria era diviso in cinque parti. La parte centrale era occupata da un gigantesco sarcofago di colore nero. Gli spazi ai lati erano riempiti con un corredo funebre di inestimabile valore.

Il 26 aprile 1972 il sarcofago poté essere trasferito presso lo 湖南省博物院 húnán shěng bówùyuàn, il museo provinciale dello Hunan, per poter essere aperto e studiato. Quando il sarcofago fu aperto, i ricercatori del museo trovarono al suo interno un secondo sarcofago, decorato con nuvole e creature mitologiche su un fondo nero. All’interno di quest’ultimo fu trovato un terzo sarcofago, decorato con immagini del paradiso su un fondo di colore rosso. Anche quest’ultimo sarcofago conteneva un ulteriore sarcofago.

Le sorprese non erano finite, anzi. Il quarto sarcofago conteneva una sorta di fagotto di seta semi immerso in un liquido giallo-marrone (probabilmente il liquido per conservare il corpo che di lì a poco sarebbe stato riportato alla luce). All’interno di questo fagotto si trovava il corpo della persona sepolta.

La seta in cui il corpo era avvolto era in ottime condizioni, aveva conservato i suoi colori, ma risultava bagnata, come fosse "marcia". Un corpo che si era conservato per più di 2000 anni aveva iniziato a decomporsi? Fortunatamente non era così. Ma si doveva agire con velocità e perizia.

Gli archeologi rimossero ben 20 strati di seta. Strato dopo strato, con precisione e delicatezza gli archeologici arrivarono al corpo. Emerse, così, il corpo di una donna perfettamente conservato. Talmente ben conservato che la mummia di 馬王堆 mǎwángduī è oggi considerata uno dei corpi meglio conservati della storia umana.

Dagli oggetti del corredo oggi sappiamo che quella donna si chiamava 辛追 xīn zhuī, morta nel 158 a.C.

La Signora di Dai

辛追 xīn zhuī apparteneva alla famiglia del hóu (marchese) di dài. All’epoca il rango di marchese era una delle cariche più alte della società hàn.

Era tornata alla luce la moglie di 利蒼 lì cāng, hóu (marchese) di dài e cancelliere del regno di 長沙 zhǎngshā. Del quale sappiamo che fu nominato cancelliere del regno nel 193 a.C. e che morì sette anni dopo, nel 186 a.C.

Il suo feudo si trovava nella contea di dài, nella provincia di 江夏 jiāngxià, fra la contea di 羅山 luóshān e la contea di 和光 héguāng. Oggi il territorio del hóu (marchese) di dài corrisponde, più o meno, alla odierna città di 蘭溪 lánxī, che si trova nella contea di 浠水 xīshuǐ, nella provincia di 湖北 húběi.

Il corpo di 辛追 xīn zhuī fu ritrovato in uno stato davvero eccezionale. La sua pelle era morbida e umida, con i muscoli che permettevano ancora di flettere le braccia e le gambe, e di muovere (seppur limitatamente) le varie articolazioni del corpo.
Anche gli organi e i vasi sanguigni erano intatti. Furono trovate tracce di sangue, di cui si poté determinare il gruppo sanguigno, che era l’A.

La testa presentava ancora molti capelli, con una parrucca di capelli appuntata con un fermaglio sulla parte posteriore della testa.

Il viso aveva mantenuto la pelle, con ciglia e peli del naso. La membrana del timpano sinistra era perfettamente conservata, e incredibilmente le impronte digitali delle mani nitide. Nella sua bocca erano presenti 19 denti.

Il 14 dicembre 1972 fu eseguita una vera e propria autopsia sul corpo di 辛追 xīn zhuī da parte degli esperti (ben 44) di tutti i dipartimenti dello 湖南省中医药研究院 húnán shěng zhōng yīyào yán jiù yuàn (l’Accademia di Medicina Tradizionale Cinese dell’Hunan).

L’autopsia di 辛追 xīn zhuī, e un migliaio di preziosi artefatti del corredo, permisero di ottenere molte informazioni sul suo stile di vita.

辛追 xīn zhuī morì nel 158 a.C. all’età di 54 anni. Quando era in vita era alta 154 cm e pesava circa 68 kg.
Soffriva di molteplici patologie. Soffriva di osteoporosi e arteriosclerosi, il suo cuore non era in perfetta salute e soffriva di calcoli biliari. Furono trovati diversi parassiti nel suo sangue. Il suo midollo spinale presentava una degenerazione. Il suo braccio destro presentava una frattura guarita in malo modo. Nel suo intestino fu trovata una tenia (verme solitario) e soffriva di un’infezione da tricocefalo. Infine, nel suo corpo fu trovato un notevole accumulo di mercurio.

Grazie all’autopsia sappiamo che morì un’ora dopo aver mangiato. 138 semi di melone giallo furono trovati nel suo esofago, nello stomaco e nell’intestino. La causa della morte fu un infarto causato dai calcoli biliari.

Gli esperti individuarono tre fattori principali per l’eccezionale condizione di conservazione in cui fu trovato il corpo di 辛追 xīn zhuī.

Primo
L’attenta preparazione del corpo, che fu lavato con fragranze a base di acqua e vino, un antibatterico naturale (per la presenza dell’alcool).

Secondo
Il corpo era custodito all’interno di quattro sarcofagi che erano privi di aria al loro interno.

Terzo
La profondità a cui si trovava il sarcofago ha permesso di mantenerlo a temperature basse in modo costante.

Sul fluido "misterioso" in cui era immerso il corpo furono fatte diverse ipotesi. Ma a oggi, non si è stati in grado di determinarne la composizione.

Il corpo di 辛追 xīn zhuī è considerato il miglior corpo conservato nel mondo e questo rende il suo ritrovamento una delle più grandi scoperte dell’archeologia.

Il 19 novembre del 1973 gli scavi ricominciarono a sud della tomba di 辛追 xīn zhuī. I nuovi scavi portarono alla luce una seconda tomba. In questo caso i lavori per la realizzazione della tomba di 辛追 xīn zhuī avevano danneggiato lo strato di argilla bianca, permettendo all’acqua di riempire la tomba.

Il corpo trovato nel sarcofago era solo composto dallo scheletro. Lo scheletro di un uomo di circa trent’anni. Nonostante i danni subiti dalla camera sepolcrale, furono rinvenuti ben 1684 oggetti.

Libri di seta, mappe e dipinti. Dipinti che rappresentavano soldati e cavalli che trainavano carri. Armi, mappe militari, e un copricapo di colore nero di un alto ufficiale, di un generale. Il fatto che l’uomo morì giovane fece ipotizzare che la sua morte, probabilmente, avvenne in battaglia. Il figlio di 辛追 xīn zhuī? Forse non lo sapremo mai.
A tutt’oggi non abbiamo alcuna indicazione sulla sua identità. Quello che sappiamo è che fu seppellito nel 168 a.C.

Il 18 dicembre del 1973 iniziarono gli scavi di una terza tomba, collocata a ovest di quella di 辛追 xīn zhuī. Una tomba delle stesse dimensioni di quella di 辛追 xīn zhuī, dall’inusuale forma ovale. Purtroppo, anche questa tomba risultò molto danneggiata dai lavori di costruzione della tomba di 辛追 xīn zhuī. Qui l’acqua penetrata aveva fatto notevoli danni. Furono portati alla luce oggetti in bronzo, ma la gran parte di questi era letteralmente in frantumi. Da questa tomba furono estratti due sigilli che riportavano il nome di 利蒼 lì cāng.

Visto che la costruzione della tomba di 辛追 xīn zhuī danneggiò le altre due tombe, quest’ultima probabilmente fu l’ultima tomba a essere costruita.

La scoperta archeologica della tomba di 辛追 xīn zhuī ci ha permesso di apprendere tantissime informazioni sulla società hàn.

La tomba di 辛追 xīn zhuī, come le continue scoperte archeologiche che vengono fatte a Pompei, in Egitto, e così via, diradano la nebbia del tempo, che è sempre lì pronta a riformarsi e condannare all’oblio ciò che è stato.

Trovarsi di fronte al corpo di una donna di due mila anni fa, fa nascere in noi delle domande.

Il senso della sua vita, i suoi sogni, le sue speranze, le sue emozioni. Il suono della sua voce, delle sue risa. Che senso ha avuto tutto questo?

Nonostante il suo elevato status sociale per lei è giunto quel momento in cui tutto è finito. La sua storia ci ricorda l’importanza di tramandare la nostra, le nostre storie. Di avere la curiosità di conoscere ciò che è stato. Per onorare la memoria di quegli uomini e di quelle donne che hanno camminato su questo pianeta prima di noi, e la cui vita ha un senso proprio perché ha permesso a noi di essere qui oggi.

Per questo la sequenza di 導引 dǎoyǐn che è stata ispirata dal foglio di seta ritrovato assieme ai molti oggetti del corredo funebre di 辛追 xīn zhuī mi ha profondamente coinvolto.
Oggi, studiare il metodo DaoYin di Mawangdui (馬王堆導引術 mǎwángduī dǎoyǐn shù) significa anche questo. Significa tramandare non solo la storia di una scoperta archeologica, ma un mondo che è stato e che abbiamo dimenticato, ma che in qualche modo è legato a noi da un filo diretto.

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Un libro dedicato

La storia di 辛追 xīn zhuī mi ha talmente colpito che mi ha portato a studiare con passione la sequenza 馬王堆導引術 mǎwángduī dǎoyǐn shù. Una sequenza di 導引 dǎoyǐn composta da 12 esercizi sviluppata basandosi sulla visione del corpo umano della medicina tradizionale cinese coniugata con le conoscenze delle medicina occidentale.

Ho dedicato a questa sequenza un libro, che costituisce il primo volume di una collana di "quaderni di studio", disponibile sia in formato cartaceo che in formato digitale.
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Francesco Russo

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BREVE PROFILO DELL'AUTORE
Francesco Russo, consulente di marketing, è specializzato in consulenze in materia di "economia della distrazione".

Nato e cresciuto a Venezia oggi vive in Riviera del Brenta. Ha praticato per molti anni kick boxing raggiungendo il grado di "cintura blu". Dopo delle brevi esperienze nel mondo del karate e del gong fu, ha iniziato a praticare Taiji Quan (太極拳tàijí quán).

Dopo alcuni anni di studio dello stile Yang (楊式yáng shì) ha scelto di studiare lo stile Chen (陳式chén shì).

Oggi studia, pratica ed insegna il Taiji Quan stile Chen (陳式太極拳Chén shì tàijí quán), il Qi Gong (氣功Qì gōng) e il DaoYin (導引dǎoyǐn) nella propria scuola di arti marziali tradizionali cinesi Drago Azzurro.

Per comprendere meglio l'arte marziale del Taiji Quan (太極拳tàijí quán) si è dedicato allo studio della lingua cinese (mandarino tradizionale) e dell'arte della calligrafia.

Nel 2021 decide di dare vita ad una rivista dedicata al Taiji Quan (太極拳tàijí quán), al Qi Gong (氣功Qì gōng) e alle arti marziali cinesi in generale, che fosse totalmente indipendente da qualsiasi scuola di arti marziali, con lo scopo di dare vita ad uno strumento di divulgazione della cultura delle arti marziali cinesi.

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